ADHD – Sindrome da deficit di attenzione e iperattività

Pubblicato il
5 Giugno 2019

La Sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è un disturbo psichiatrico dell’età infantile caratterizzato da disattenzione e/o iperattività e comportamento impulsivo, che incidono negativamente sullo sviluppo e la qualità di vita del bambino.  I sintomi dell’ADHD persistono per il 78% dei bambini anche in età adulta.

Il trattamento primario è quello farmacologico ma già dal 1975 un pediatra allergologo americano, Benjamin Feingold, teorizzò che anche la dieta potesse avere un ruolo. 

ADHD coloranti

Secondo Feingold i coloranti artificiali, gli aromi e i conservanti contenenti salicilati giocavano un ruolo nei casi di iperattività in alcuni bambini.

Per molti anni si è dibattuto sull’argomento: alcuni studi hanno dimostrato come alcuni coloranti alimentari e un conservante (il benzoato di sodio) aumentavano l’iperattività; altri studi invece smentiscono questa associazione.

Tuttavia è dimostrato in letteratura che i coloranti e i conservanti (in particolare coloranti rosso e giallo e conservanti come aspartame, glutammato monosodico e nitriti) alterano il comportamento dei bambini, indipendentemente dal fatto che questi soffrano o meno di ADHD.

Coloranti artificiali

Per questo la FDA (Food and Drug Administration) impone che la presenza di questi coloranti artificiali (E102, E104, E110, E122, E124, E129) venga dichiarata in etichetta. 

Al contempo, l’American Academy of Pediatrics concorda nell’asserire che l’eliminazione di conservanti e coloranti alimentari dalla dieta costituisce una scelta ragionevole per i bambini affetti da ADHD.

Sarebbe utile quindi fornire ai genitori una lista degli additivi da eliminare dalla dieta del bambino con ADHD.

Nel frattempo sono stati fatti molti altri studi sull’associazione tra ADHD e dieta, tutti molto diversi tra loro e che spesso hanno fornito risultati contrastanti.

Quale dieta per chi ha l’ADHD?

Per fare chiarezza, a Gennaio 2017 è stata pubblicata una Review (ovvero una revisione critica di tutta la lettura scientifica) che analizza statisticamente tutti i tipi di trattamenti dietetici studiati per il trattamento dell’ADHD, fin da Feingold.

Negli studi analizzati è stato usato uno dei seguenti approcci:

  • diete di eliminazione o Few Foods Diet (FFD)  in cui vengono esclusi molti alimenti e additivi alimentari per un breve periodo di tempo per poi essere reinseriti uno ad uno valutandone la tolleranza;
  • l’eliminazione di un cibo specifico o di un componente (ad es. lo zucchero o i coloranti alimentari artificiali);
  • l’eliminazione di allergeni, glutine e/o caseina e cibi ad alto contenuto di istamina;
  • supplementazione di uno specifico nutriente (omega-3 e omega-6, sia separatamente che combinati) o di gruppi di supplementi (vitamine e minerali);

 

  • l’eliminazione degli additivi alimentari.

Supplementazione di acidi grassi polinsaturi 

L’efficacia della supplementazione di omega-3 e omega-6 è solo marginalmente efficace. Può essere considerata efficace nel caso in cui si riscontrasse una carenza dei livelli di questi acidi grassi, ma non a priori per tutti i bambini.

Esclusione dello zucchero, delle bevande zuccherate e dell’aspartame

Secondo uno studio del 2016, i bambini con ADHD consumano più carne e meno frutta e verdura rispetto ai coetanei. In più tendono anche a consumare una maggiore quantità di bevande zuccherate (fino al 16% delle calorie giornaliere) rispetto ai bambini sani (7% delle calorie giornaliere). 

ADHD

 

 

 

 

Le bevande zuccherate aumentano i sintomi di iperattività sia nei bambini che negli adolescenti sani; questo aumento arriva al 13% in più dei sintomi di iperattività e disattenzione anche in bambini e adolescenti con ADHD.

E’ lo zucchero quindi che esacerba i sintomi? Non sappiamo se ci sia una correlazione nè eventualmente sappiamo distinguere tra causa ed effetto.

E’ comunque da ricordare che l’eccessivo consumo di zucchero è un problema frequente nei bambini che contribuisce all’insorgenza di malattie cardiovascolari e all’eccesso di peso.

E’ quindi buona norma per tutti i genitori ridurre il consumo di zuccheri nell’alimentazione del bambino, indipendentemente dalla presenza o meno di ADHD.

Gli studi che analizzano la correlazione tra assunzione di aspartame e ADHD invece risalgono agli anni ’90 e danno risposte contrastanti.

Come orientarsi? Come per lo zucchero vale ciò che è consigliato per la popolazione sana, ovvero che l’utilizzo dei dolcificanti artificiali non è consigliato per i bambini.

Caffeina e ADHD

Da evitare in tutte le sue forme (si trova anche nel cioccolato, nel tè, in alcuni integratori, nelle bevande energetiche, in alcune bevande frizzanti).

Eliminazione di glutine e/o caseina

Ci sono molti studi che riportano il miglioramento dei sintomi in bambini con ADHD che seguono una dieta priva di glutine.

Secondo uno studio del 2017 la maggior parte dei genitori di bambini con ADHD hanno provato e/o mantengono un regime dietetico che esclude il glutine; tuttavia le evidenze scientifiche in merito non sono sufficienti per suggerire questo regime con trattamento dietetico per l’ADHD.

I bambini che rispondono positivamente all’esclusione di alimenti contenenti glutine e/o caseina sono probabilmente sensibili a queste sostanze, indipendentemente dall’ADHD

Quali sono le conclusioni sulla dieta ad oggi?

Ad oggi l’unico trattamento dietetico con una probabile efficacia è la dieta di eliminazione (FFD) adattata al singolo individuo e basata sulla risposta del paziente all’eliminazione (dai 9 giorni alle 4 settimane) e alle prove di somministrazione di un alimento per volta (dalla durata di 1-2 settimane).

La Few Foods Diet può ad oggi essere considerata un trattamento alternativo per i bambini non rispondenti ai farmaci.

Purtroppo non è ancora chiaro il meccanismo con cui il cibo influenza le manifestazione nei bambini con ADHD. Alcuni studi indagano il ruolo del microbiota intestinale (ovvero l’insieme dei microorganismi benefici che popolano naturalmente il nostro intestino), poiché risulta alterato nei bambini con ADHD, ma le evidenze sono ancora insufficienti.

 

 

Riferimenti bibliografici:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28121994

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=McCann+D%2C+Barrett+A%2C+Cooper+A%2C+Crumpler

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28190137

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27384573

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25676784

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